2 marzo 2021

Kilimangiaro: trekking lungo la Marangu Route

Salire sulla vetta del Kilimangiaro è uno dei sogni di molti appassionati di trekking ed escursionismo. L'impresa è più facile di quello che si pensi nonostante i rischi e gli imprevisti ci possano sempre essere.

Il Kilimangiaro con i suoi 5.895 metri è la montagna più alta dell'Africa e ha il primato di essere la montagna singola più alta del pianeta, visto che le altre vette appartengono a catene montuose.

Kilimangiaro: trekking lungo la Marangu Route


Il parco del Kilimangiaro

Il parco del Kilimangiaro è uno dei siti Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO per le sue caratteristiche uniche. L'area protetta presenta cinque zone di vegetazione principali dal punto più basso a quello più alto: pendii inferiori, foreste montane, brughiere, deserto alpino e vetta. Vi vivono molte specie animali che si possono vedere negli altri parchi della Tanzania come elefanti, bufali e antilopi, qui però stanno scomparendo per diverse ragioni.

Il Kilimanjaro, come viene chiamato in swahili, ha tre coni vulcanici: Kibo, Mawenzi e Shira e la vetta è ricoperta dal ghiacciaio di Rebmann.

L'habitat del Kilimangiaro

Il Kilimangiaro è una montagna che presenta una grande varietà di habitat come si può vedere salendo lungo le pendici sino ad arrivare all'innevata vetta.

La vegetazione del Kilimangiaro si suddivide in quattro zone:

  • la zona della foresta pluviale (1.801 m - 2.700 m) con una vegetazione dominata dagli alberi ad alto fusto
  • la zona della brughiera (2.700 m - 4.000 m) con specie arbustifere
  • la zona del deserto d'alta quota (4.000 m - 5.000 m) desertica e desolata
  • la zona sommitale (5.000 m - 5.895 m) spesso coperta dalle nevi e con condizioni climatiche estreme
cascata foresta pluviale kilimangiaro
Cascata nella foresta pluviale

Gli itinerari per salire su Kilimangiaro

Per salire sul Kilimangiaro è possibile percorrere diversi itinerari, non si può andare in autonomia ma occorre sempre l'assistenza delle guide.

La Lemosho route parte dal lato occidentale e prevede un cammino di otto giorni. Attraversa la foresta e sull'altopiano Shira si unisce alla Machame Route. Una via ritenuta facile e la migliore per un corretto acclimatamento.

La Marangu route è conosciuta come la Coca Cola Route perché si dorme in rifugi e non in tenda. Questo trekking viene fatto in 5-6 giorni su un terreno facile da percorrere e con pendenze non troppo accentuate, se si eccettua l'ultima salita verso la vetta. Di contro è una delle vie con la percentuale di abbandono più elevata.

L'Umbwe route è la via più diretta per arrivare in vetta. La parte finale raggiunge la Western Breach che è spesso coperta di neve o di ghiaccio rendendo il percorso pericoloso e, a volte, non fattibile. Sino a poco tempo fa era richiesta un'esperienza alpinista per salire lungo questo percorso.

mappa route kilimangiaro

Il Northern Circuit è il percorso più lungo e il più spettacolare per la maggior varietà di paesaggio che offre durante la salita. Questa via è una delle più recenti e presenta una percentuale di successo molto elevata. La parte iniziale è in comune con la Lemosho route ma, prima della Lava Tower, va verso nord per raggiungere l'Uhuru Peak attraverso Gilman's Point, come fanno la Marangu e la Rongai route.

La Machame route è conosciuta come la Whiskey Route per i paesaggi bellissimi lungo il cammino. Il percorso è impegnativo e prevede ripide salite ma l'acclimatamento è facilitato per il fatto che i campeggi sono alla stessa altitudine. Questo è uno dei percorsi più frequentati dagli escursionisti.

La Rongai route inizia nei pressi del confine con il Kenya e procede lungo il versante settentrionale della montagna.

La Shira route inizia dal Shira Ridge e prevede circa sette giorni di cammino. Un lungo tratto è in comune con la Lemosho route che è stata aperta successivamente per favorire l'acclimatamento.

kilimangiaro route

Il trekking lungo la Marangu Route

Il trekking lungo la Marangu Route inizia dal Marangu Gate, uno degli ingressi al Parco del Kilimangiaro, e prevede tre punti di appoggio in rifugi spartani con caratteristiche simili. In genere si dorme in stanze con quattro letti a castello forniti di corrente elettrica e prese per ricaricare i dispositivi elettronici. I bagni sono esterni e hanno l'acqua corrente, tranne nell'ultimo campo. Esiste un'area comune dove vengono consumati i pasti preparati dal proprio cuoco ma si può anche mangiare in stanza.

Queste sono le tappe per cinque giorni:

  • Marangu Gate (1.870 metri) - Mandara Hut (2.700 m)
  • Mandara Hut (2.700 m) - Horombo Hut (3.720 m)
  • Horombo Hut (3.720 m) - Kibo Hut (4.720 m)
  • Kibo Hut (4.720 m) - Uhuru Peak (5.895 m) - Kibo Hut (4.720 m) - Horombo Hut (3.720 m)
  • Horombo Hut (3.720 m) - Marangu Gate (1.870 m)

Il trekking lungo la Marangu Route prevede la salita e la discesa sempre dallo stesso tracciato e perciò risulta meno vario paesaggisticamente rispetto agli altri percorsi. In genere viene fatto in cinque giorni ma è consigliabile prevedere un giorno supplementare di acclimatamento all'Horombo Hut per evitare una salita troppo repentina che può provocare il mal di montagna.

Mandara Hut kilimangiaro

Lungo le diverse tappe si trovano delle aree picnic con tavoli e bagni, tranne lungo la salita verso la vetta. Questa via è l'unica che prevede di dormire in rifugi e perciò risulta più confortevole, si dorme a temperature più alte e si devono portare meno cose.

Il primo giorno si sale lungo la foresta pluviale dove vivono le scimmie blu (Cercopithecus mitis). Le Blue Monkeys hanno il pelo grigio e un muso molto simpatico. Si nutrono di frutta, insetti, fiori e foglie. Lungo il percorso si vedono molti fiori della specie Impatiens kilimanjari che è endemica. Si riconoscono per il colore rosso e una sorta di coda gialla che li fa assomigliare alla proboscide di un elefante.

Impatiens kilimanjari ed elicriso kilimangiaro
Impatiens kilimanjari ed elicriso

La prima tratta del sentiero prevede circa tre ore di cammino su un terreno terroso con qualche insidia data dalle radici delle piante.

Il secondo giorno si lascia la foresta con alti arbusti e la vegetazione inizia a diventare sempre più rada. Si vedono macchie di erica arborea e iperico, graminacee e molte varietà di elicriso. Una delle piante più belle è il senecio gigante del Kilimanjaro (Dendrosenecio kilimanjari) che è una pianta a fiore con lunghi tronchi che arrivano a 10 metri di altezza.

senecio gigante del Kilimanjaro

Purtroppo un recente incendio ha fatto sparire molta vegetazione che però sta ricrescendo. Lungo il cammino s'incontrano tantissimi corvi collobianco che spesso si avvicinano in cerca di cibo.

Questo tratto prevede un cammino di circa 6 ore su un terreno che presenta tratti fangosi, nel caso fosse piovuto i giorni precedenti, e qualche rigagnolo da attraversare. Si passa la notte nel campo più bello e panoramico da dove si assiste a bellissimi e infuocati tramonti. Qui s'inizia a sentire freddo e possono avvertirsi i sintomi del mal di montagna: mal di testa, nausea, mancanza di appetito, vertigini e insonnia.

Per questo motivo molti trekking prevedono una notte extra nel campo e durante la giornata la salita al massiccio Mawenzi per ridiscendere per la notte, così da facilitare l'acclimatamento.

brughiera marangu route kilimangiaro

La terza tappa offre bellissimi scenari dall'aspetto desolato. Si cammina su un terreno dapprima ricoperto di pietrisco che poi diventa molto più agevole e alla fine sabbioso. Qui la vegetazione ormai è sparita ma si possono incontrare animali selvatici che arrivano dal vicino Kenya.

veduta del monte kilimangiaro

Si arriva nel campo in circa sei ore. Qui non c'è acqua corrente e servizi igienici sono molto più spartani rispetto ai precedenti.

Dopo la sosta pomeridiana durante la quale è consigliabile cercare di dormire intorno alla mezzanotte inizia la quarta tappa della Marangu Route.

Questa è la tappa più impegnativa per l'altitudine e la pendenza. Si parte con la torcia frontale accesa lungo un canalone sabbioso, salendo a zigzag, e camminando su roccia e neve per arrivare dopo circa 6 ore al Gilman's Point (5.681 m) per vedere il sorgere del sole sul ghiacciaio perenne.

alba Gilman's Point kilimangiaro

La salita non è finita perché dopo un'altra ora di cammino tra le rocce e spesso sulla neve, si arriva dapprima a Stella Point a quota 5.756 metri e quindi alla vetta del Kilimangiaro, l'Uhuru Peak (5.895 m), che ripaga della fatica.

Spesso nell'ultima tappa si deve tenere conto del vento che fa percepire ancora più basse le temperature che possono arrivare a -30°.

uhulu peak kilimangiaro

Qui si può fare una sosta per scattare fotografie osando sfidare il freddo togliendosi i guanti. La discesa avviene lungo la stessa via ma questa volta ci si fa scivolare lungo il pietrisco e così in circa tre ore si ritorna al campo.

Dopo pranzo si riparte per tornare all'Horombo Hut in circa 3 ore e il quinto giorno si scende al Marangu Gate in circa 7 ore di cammino.

Durante la discesa si ha tempo per osservare ancora una volta la bellezza di questa montagna e di scoprire cose che la prima volta non si aveva notato come le caverne scavate nelle rocce.

Quando andare sul Kilimangiaro

La salita alla vetta del Kilimangiaro può essere fatta tutto l'anno ma il periodo migliore è nella stagione secca che va da fine giugno a ottobre e da fine dicembre a inizio marzo. Gli altri periodi sono piovosi e questo rende più difficile il cammino, di contro in quei periodi le temperature sono più alte.

horombo hut kilimangiaro

Cosa portare durante il trekking sulla Marangu Route

Visto che lungo questo tracciato si dorme nelle strutture chiuse si patisce meno il freddo. Si devono portare sempre il sacco a pelo e la mantella per la pioggia.

Per la vetta sono necessari: pantaloni pesanti antivento, calzamaglia pesante, maglia intima pesante e altri due maglioni, giaccone pesante con cappuccio, scaldacollo, berretto che protegga orecchie e collo, due paia di guanti, calzettoni pesanti, occhiali da sole, torcia frontale, bastoncini per la discesa, ghette.

Gli altri giorni sono sufficienti una giacca vento e abbigliamento più leggero. Qui sul blog trovate diversi post su come scegliere l'abbigliamento più adatto per ogni trekking.

Per prevenire problemi di freddo alle estremità si possono portare degli scaldamani e scaldapiedi che danno tepore così da usarli la notte e nelle prime ore di cammino.

In genere la guida fa un controllo dell'attrezzatura prima della partenza e così l'agenzia può fornire l'abbigliamento mancante.

Lungo il percorso non esistono negozi per cui se si desidera portare degli snack vanno acquistati prima. Vista la quantità di cibo che viene servita ai pasti non credo sia necessario portare nulla.

antiche caverne marangu route
Antiche caverne scavate nella roccia

Come viene organizzato il trekking

Ogni gruppo di escursionisti ha la propria guida e il cuoco che si occupa della preparazione dei tre pasti principali. In genere il pranzo viene consumato nelle aree picnic lungo la strada e all'arrivo al rifugio viene servito il tè.

I pasti sono molto abbondanti e vengono incontro alle esigenze personali. Io ho sempre consumato piatti vegani: riso, pasta, molta verdura e tantissima frutta.

Il numero di portatori varia a seconda dei componenti il gruppo di escursionisti. Per una sola persona sono previsti due portatori che trasportano tutto il necessario per cucinare, un'altra persona che si occupa di servire i pasti e portare l'acqua calda per lavarsi.

stanza camp kilimangiaro

Quanto costa il trekking

Molte persone arrivano al Parco del Kilimangiaro solo per fare un'escursione di uno o due giorni senza arrivare in vetta ma le spese sono comunque abbastanza elevate.

Alcune spese sono fisse:

  • tassa recupero 20 $ una tantum

Per ogni giorno di trekking:

  • entrata 70 $
  • notte nei rifugi 60 $ oppure nei campeggi 50 $
  • tassa per ogni guida e portatore: 2 $

Perciò ogni giorno si pagano circa 137 $ e cinque giorni costano oltre 700 $.

Quando si contatta un'agenzia per un preventivo va considerato questo e perciò il prezzo totale non potrà essere inferiore ai 1350 $, se si fa il trekking da soli. Il costo scende se si fa l'escursione in gruppo. Generalmente in questo importo vengono inserite le notti in albergo a Moshi, prima e dopo il trekking, e il transfer per l'aeroporto.

Va considerato che, in aggiunta, si deve dare la mancia a ogni membro del proprio staff e perciò si pagano almeno altri 300 $. La mancia si può pagare in dollari oppure in euro, a quanto sembra questi sono preferiti.

Per la mancia si deve partire da un minimo di 10 $ al giorno per i portatori, 15 $ per il cuoco e 20 $ per la guida.

Per quanto riguarda i soccorsi in caso di infortunio o malessere, alcuni punti sono raggiunti da una strada sterrata che possono percorrere i mezzi di recupero. Nella parte più alta della montagna ci sono alcune aree per l'elisoccorso ma è meglio fare attenzione e non aver bisogno di nulla.

La mia esperienza sul Kilimangiaro

Penso che salire sulla vetta del Kilimangiaro sia un desiderio di molti e così ho organizzato la mia ascesa con l'ausilio di Chief's Tours preferendo la Marangu Route per la presenza dei rifugi in quanto patisco molto il freddo e perciò, se possibile, non voglio dormire in tenda.

Dopo l'esperienza in Nepal, dove ero salita ben due volte oltre quota 5.300, ero consapevole dei miei limiti fisici e un po' scettica sul fatto di riuscire ad arrivare sulla vetta più alta del continente africano.

Quando ho conosciuto il responsabile dell'agenzia, Adidas, e tutto lo staff mi sono sentita come a casa e ho avuto subito un buon feeling con la guida Romli, cosa non avvenuta in Nepal con una guida poco simpatica.

marangu gate

Questo sotto è il resoconto della mia esperienza personale tracciata col mio Garmin che però si è spento una volta arrivata al Gilman's Point perché col freddo la batteria si scarica in fretta.
  • 1° giorno
  • Marangu Gate (1.870 metri) - Mandara Hut (2.700 m)
  • Km 7 - ore 3,30 di cammino
  • 2° giorno
  • Mandara Hut (2.700 m) - Horombo Hut (3.720 m)
  • Km 13 - 5,30 di cammino
  • 3° giorno
  • Horombo Hut (3.720 m) - Kibo Hut (4.720 m)
  • Km 10 - 5 ore di cammino
  • 4° giorno
  • Kibo Hut (4.720 m) - Uhuru Peak (5.895 m) - Kibo Hut (4.720 m) - Horombo Hut (3.720 m)
  • Km 6 per ascesa - 8 ore di cammino (7 per Gilman's Point)
  • Km 4 discesa - 3,30 di cammino + Km 10 - 3 ore di cammino
  • 5° giorno
  • Horombo Hut (3.720 m) - Marangu Gate (1.870 m)
  • Km 20 - 7 ore di cammino

Il primo giorno è stato come una passeggiata e, come ripetono in swahili pole pole ovvero lentamente, sono arrivata al primo campo attraversando la foresta, habitat delle scimmie blu. Proprio al Mandara Hut una scimmia è stata tanto sul prato a nutrirsi e così ho avuto l'occasione per fare video e per fotografarla da vicino. Oltre a me c'erano solo tre ragazze di varie nazionalità che però facevano un'escursione di soli due giorni. L'unico inconveniente della giornata è stato l'essere morsa sulle gambe, benché indossassi pantaloni lunghi, da molte formiche Dorylus, conosciute anche come formiche safari, che hanno mandibole molto potenti che rimangono attaccate alla pelle. I Masai le usano per suturare le ferite.

scimmia blu kilimangiaro

Il secondo giorno si sale di quota. Questo tratto è il meno affascinante, forse per il fatto che la vegetazione è bruciata qualche tempo fa. S'inizia a vedere la vetta tanto agognata. Durante la giornata ha iniziato a piovere ma non moltissimo. Il campo è il più panoramico e i bagni sono i più attrezzati. La sera s'inizia a sentire il freddo e, guardando fuori dalla finestra, si può osservare come in pochi istanti il tempo cambi. Osservavo il tramonto infuocato e il tempo di prendere la fotocamera sono salite le nubi a coprire tutto. Qui funziona benissimo Internet mentre salendo non si avrà più la possibilità di chiamare.

Qui s'incontrano molti escursionisti che sono di ritorno dalla vetta.

ponte marangu route kilimangiaro

Il terzo giorno la camminata è lungo un sentiero molto panoramico su un pianoro che offre la vista della vetta del Mawenzi e del Kibo. Arrivati a 4.500 metri ho iniziato ad avere il fiato più corto, così ho dovuto rallentare.

L'ultimo campo è il meno confortevole. Le stanze sono uguali a quelle degli altri camp ma i bagni sono puzzolenti, praticamente un buco dove espletare i bisogni e non c'è acqua corrente. Qui il freddo è pungente e ho dovuto usare le bustine per scaldare i piedi per prepararmi alla salita.

Molte persone decidono di non salire in vetta mentre altre fanno tutto questo trekking in soli tre giorni arrivando qui direttamente dal Marangu Gate.

Non sono riuscita a riposare molto e con solo un'ora di sonno alle 23.30 ho iniziato la salita nel buio totale sotto uno stupendo cielo stellato.

Dopo tre ore di cammino avrei quasi rinunciato ma la guida mi ha esortato a continuare dicendo che mi avrebbe fatto arrivare in vetta, che eravamo nella tempistica giusta. Pensavo di avere un abbassamento di pressione visto che mi sentivo un po' intontita, non avevo mai sofferto il mal di montagna perciò non pensavo fossero questi i primi sintomi.

Ho proseguito indossando la giacca più pesante e un altro paio di guanti perché il freddo aumentava ma, visto il cielo sereno e l'assenza di vento, le condizioni per l'ascesa erano le migliori.

Gilman's Point kilimangiaro

Senza rendermi conto del tempo che passava ho proseguito sul terreno roccioso tra la neve sino ad arrivare al primo punto panoramico dopo ben sette ore di cammino. Qui ho sostato brevemente per scattare qualche fotografia ma avevo come meta la vetta che ho raggiunto dopo un'altra ora, sembrava lì ma gli ultimi 200 metri di dislivello sono stati infiniti.

Soddisfatta di aver raggiunto l'Uhuru Peak ho ammirato il bellissimo panorama sul ghiacciaio Rebmann e sulla vallata sottostante.

ghiacciaio Rebmann kilimangiaro
Il ghiacciaio

La prima parte della discesa è stata difficile perché stavo sempre male ma scendendo ho riacquistato lucidità e in tre ore e mezzo sono arrivata al campo, spesso facendomi scivolare sul pietrisco. Sembra impossibile ma sono salita in otto ore e scesa in tre e mezzo!

panorama vetta del Kilimangiaro
Panorama dalla cresta di vetta

Durante la pausa pranzo al rifugio ha iniziato a nevicare ma la discesa all'altro campo è stata rapida.

Dopo otto ore di sonno ininterrotto, vista la stanchezza del giorno precedente, mi sono alzata pronta a terminare il mio trekking. Dormendo da un fianco ho avuto un edema facciale, altro sintomo del mal di montagna, ma dopo poche ore è sparito. La discesa è stata lunghissima a causa del terreno fangoso molto scivoloso, consiglio di usare i bastoncini per evitare di cadere rovinosamente come è successo a me.

All'arrivo al gate si riceve l'attestato dell'impresa fatta, un bel ricordo da tenere con sé.

Dopo l'esperienza fatta non so se sia stato saggio continuare la salita o fosse stato meglio rinunciare, mi sono fidata della guida che ringrazio ancora per l'aiuto che mi ha dato, andando oltre i suoi doveri.

1 commento:

  1. Wooow il Kilimangiaro è uno dei miei sogni. Il tuo articolo è molto dettagliato ed interessante, farò tesoro dei tuoi preziosi consigli!

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