Una delle escursioni più entusiasmanti da fare a Capraia è quella verso lo Stagnone e il monte Castello che è la vetta più alta dell'isola dell'arcipelago toscano.
Questo trekking può iniziare dal paese, oppure dal porto, per poi salire sul sentiero 414, la via più diretta che raggiunge lo Stagnone.
Volendo arrivare anche alla Torre delle Barbici ho allungato il percorso, ma consiglio di fare quest'altro giro in un'altra giornata per non stancarsi troppo, soprattutto nei mesi più caldi.
Cala di Porto Vecchio vista dal sentiero verso Torre delle Barbici |
Escursione a Capraia: Lo Stagnone - Monte Castello - Torre delle Barbici
Di prima mattina sono partita dal paese di Capraia e per prima cosa ho riempito la borraccia presso l'erogatore di acqua fresca per avere la scorta per la giornata. Dalla chiesa s'imbocca il sentiero 406 che avevo già fatto il giorno precedente per salire al monte Arpagna.
Itinerario: Paese - Lo Stagnone - Monte delle Penne - Monte Castello - La Mortola - Torre delle Barbici - PortoSentieri: 406 - 406A - 414 - 402 - 415A - 415 - 407 - 408 - 412 - 402
Lunghezza: circa 16 km (traccia su Wikiloc)
Difficoltà: EE
Tempo: 7 ore (escluso le Soste)
Dislivello: Quota max 440 metri s.l.m.
In questo tratto si passa sulla strada cementata che poi diviene uno sterrato e, superato il bivio che va verso Cala dello Zurletto, si prosegue a destra sul sentiero 406A che scende verso il porto.
Dopo pochi metri si svolta a sinistra sul numero 414 che sale verso lo Stagnone. Sull'isola i sentieri sono segnati molto bene e sui cartelli sono presenti anche i tempi di percorrenza, che ho trovato abbastanza corrispondenti col mio passo.
Soggiornando diversi giorni a Capraia, oltra a godersi la bellezza del mare, una delle cose da fare è una camminata verso le zone più interne.
La vallata che si deve risalire |
Guardando la vallata s'intuisce appena il sentiero tra gli arbusti che qui crescono rigogliosi come in tutti i vadi, le valli torrentizie di Capraia. Dopo pochi metri si supera il vado del porto, completamente asciutto, e si risale costeggiando il fosso del Ciglione tra i bassi arbusti e le rocce.
Vado del Porto |
A un certo punto si scende nel fossato si risale dall'altro lato per giungere in una zona pianeggiante caratterizzata da grandi macigni che sembrano spuntare dal nulla. Da qui si prosegue sempre tra gli arbusti della macchia mediterranea e, in meno di due ore dalla partenza, si raggiunge il pianoro dove si trova lo Stagnone.
Questa è l'unica zona umida permanente dell'arcipelago toscano ed è abitata da alcune specie endemiche, come la raganella tirrenica, ed è un esempio di biotipo con piante acquatiche rare o endemiche tra le quali il myriophyllum alterniflorum, l'eleocharis palustris e il ranuncolo, che tra aprile e giugno ricopre la superficie del lago con le sue bianche fioriture.
Purtroppo all'inizio del 2000 ha rischiato di scomparire in quanto le canne, una specie molto infestante e difficile da estirpare, aveva preso il sopravvento sulle altre piante
Lo Stagnone occupa una superficie di mezzo ettaro in uno dei due coni vulcanici dell'isola, l'altro si trovava a Cala Rossa ed è collassato in mare.
Davanti a questo scenario è piacevole fermarsi, inebriati dal profumo della lavanda in fiore e circondati dalle api svolazzanti, per godere della bellezza del luogo.
Per continuare il percorso quasi ad anello si va verso destra sul sentiero 402 che passa su un tratto costiero molto panoramico tra la bassa vegetazione.
Dopo circa 25 minuti si raggiunge la vetta del monte delle Penne, a quota 419 metri, da dove si ammira un bel panorama verso la Corsica e sul tratto costiero sopra il quale si è appena passati. Questa è, secondo me, la vetta più bella sull'isola per le vedute che offre e per la particolarità delle rocce che sembrano avere una fisionomia antropomorfa.
Da qui si scende, circondati da arbusti e piante fiorite, in parte su massi per arrivare su un pianoro dove si prospettano due opzioni per salire verso il monte Castello: proseguire sul sentiero 402 e al bivio seguente prendere il 415 oppure la via diretta più impegnativa sul 415A.
Sentiero che scende dal monte delle Penne |
Ho scelto la seconda opzione perché più entusiasmante per chi ama fare trekking sui sentieri di montagna. Il percorso è su un terreno alquanto roccioso e che presenta dei punti da fare con attenzione, ma non è esposto. Proprio qui ho visto la pianta nella foto sotto che sarei curiosa di sapere cosa sia.
Veduta verso il monte Castelluccio e pianta sul sentiero |
In breve tempo si arriva sulla vetta del monte Castello, la più alta dell'isola di Capraia a quota 440 metri di altitudine, e proprio sulla cima sono state posizionate alcune antenne alimentate da pannelli solari.
Qui c'è un bel pianoro con grandi macigni che sono perfetti come appoggio per fare una sosta per mangiare uno snack.
Appena sotto la vetta |
Dalla vetta si ammira il panorama verso la costa retrostante, il monte Castelluccio, l'Ovile, una delle costruzioni dell'ex carcere, il porto e il paese di Capraia. Sembrano tanto vicine, ma per arrivare sono necessari ancora alcune ore.
Panorama verso il porto |
Dal monte Castello si scende a sinistra sul sentiero 415 che porta in una zona pianeggiante, ma poi si deve risalire verso il monte Castelluccio, a quota 433 metri, dove si passa tra arbusti e massi su un sentiero sempre ben segnalato.
Veduta dal monte Castelluccio |
Scendendo su un sentiero in parte invaso da felci, si arriva davanti alle caverne abitate nel Neolitico e in seguito da anacoreti dal IV al VI secolo. I muri a secco che si vedono qui e in giro su tutta l'isola testimoniano come nei secoli scorsi le terre fossero coltivate, soprattutto a vigneto.
Le caverne |
Questo pianoro è davvero un posto molto bello sia per i panorami che si vedono sia per la presenza di tante piante di Carlina corymbosa coi suoi fiori gialli che sembra attrarre i calabroni e le farfalle.
Da qui si può scendere verso l'Ovile, abbreviando il percorso, e poi raggiungere il porto oppure, come ho fatto io, proseguire sul sentiero che declina gradualmente verso la zona dell'antico acquedotto.
Piante di Carlina corymbosa |
S'incontra la fonte superiore, costruita nel 1886, e altre due fonti in muratura che facevano parte del sistema di canalizzazione idraulica che raccoglieva le acque dal vallone dell'Aghiale. Anche in estate questo acquedotto aveva una portata di 160 litri all'ora. Dopo la chiusura della colonia penale tutto il sistema andò in disuso.
L'ultima parte del sentiero è abbastanza ripida e con gradoni per cui in breve si raggiunge La Mortola dove si arriva dopo un'ora dalla cima del monte Castello, ovvero 4 ore dalla partenza.
L'acquedotto e il sentiero che scende alla Mortola |
La Mortola era uno degli edifici che facevano parte delle strutture carcerarie dell'isola e ora versa in stato di abbandono, ma si può curiosare dalle finestre per vedere gli interni, vuoti, facendo attenzione a non andare nelle zone pericolanti.
L'edificio offre una zona d'ombra per fare la sosta pranzo prima di continuare l'escursione verso la Torre delle Barbici.
La Mortola vista dal monte Castelluccio |
Dopo un breve tratto sullo sterrato, indicato col numero 407, che va verso l'Ovile sono scesa sul sentiero 408 che dopo poco svolta a sinistra e prosegue tra zone ombrose con arbusti e altre sotto il sole in un continuo saliscendi per attraversare dei valloni.
Inizio del sentiero verso Torre delle Barbici |
Questo sentiero offre vedute panoramiche su questo lato dell'isola e si scorge Cala della Mortola, l'unica spiaggia sabbiosa di Capraia raggiungibile solo in barca, e su terrazzamenti un tempo coltivati.
Cala della Mortola vista dal sentiero |
In circa un'ora si arriva a Punta Teja, percorrendo un ultimo tratto in discesa su un terreno più roccioso, dove si erge la Torre delle Barbici o Torre della Regina e davanti si vedono alcuni scogli affioranti in un mare che fa venire voglia di tuffarsi.
La torre di avvistamento venne costruita dai genovesi nel 1699 e oggi versa in stato di abbandono. Rispetto alla Torre dello Zenobito è meno scenografica, sebbene il contesto paesaggistico nel quale è stata costruita sia magnifico.
Per tornare indietro si deve fare lo stesso sentiero, con relativi saliscendi, e, arrivati al bivio, si continua sul numero 412 che scende con tornanti verso il fosso di Porto Vecchio e, successivamente, risale verso gli edifici carcerari dell'omonima zona dell'isola.
Panorama dal sentiero 412 |
Poco prima d'incontrare gli edifici del vecchio carcere si vede il bivio per scendere alla Cala di Porto Vecchio, una delle spiagge sassose di Capraia, con un tempo indicativo di 35 minuti che in salita saranno un poco di più.
Per arrivare al porto occorrono circa una trentina di minuti visto che si prosegue sullo sterrato e poi sulla strada cementata indicata in cartina col numero 402.
Una volta che si è sullo sterrato s'incontrano diverse costruzioni che in parte vengono usate dalle aziende agricole dell'isola che producono vino, confetture, distillati e formaggi.
Panorama sul porto e il paese |
Percorrendo questa strada si ammira un bel panorama sul porto e sul paese arroccato sul promontorio e, dopo alcune curve, s'incontra il portale ad arco che delimitava l'area del carcere oltre la quale i prigionieri non poteva spingersi.
L'ultima parte della strada cementata è fatta da tornanti che allungano il tragitto, ma si può cogliere ancora la bellezza di quest'isola che offre paesaggi tanto differenti.
Arrivati al porto si può fare rifornimento d'acqua nell'erogatore situato in prossimità della fermata del bus e poi fare una bel bagno rinfrescante nelle acque in prossimità della spiaggia del Frate.
Questa escursione mi è piaciuta molto per la varietà degli ambienti attraversati, ma è stata un po' una delusione la parte verso la torre in quanto i panorami offerti non sono stati belli come quelli precedenti.
Consiglio perciò, una volta arrivati alla Mortola, di proseguire sulla strada sterrata 407, che porta all'Ovile e poi sulla 402 che raggiunge direttamente il porto per abbreviare di almeno due ore questa escursione.
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